Dopo gli studi classici e musicali e il conseguimento di una laurea scientifica, nel 1984 ho iniziato la mia carriera di traduttrice, cominciando a lavorare su testi scientifici non editoriali (prima come traduttrice in house per case farmaceutiche e poi, dal 1990, come freelance); a partire dal 1987 ho gradualmente spostato i miei interessi verso l’editoria, collaborando con le principali case editrici italiane (Adelphi, Bollati-Boringhieri, Codice, Cortina, Einaudi, Feltrinelli, Garzanti, Guanda, Laterza, Le Monnier, Longanesi, Rizzoli, Utet, Zanichelli e altre). Ho tradotto numerosi testi per l’editoria scientifica (saggistica, divulgazione, trattati universitari).
Sono «miei» autori i premi Nobel Tinbergen, Watson, Crick; e scienziati di fama mondiale quali Damasio, Sacks, Lovelock, Gould e altri ancora. Ho tradotto alcuni scritti, editi e inediti, di Charles Darwin. Sempre in campo editoriale, ho lavorato anche a testi di natura letteraria, in particolare a qualche romanzo: sono sempre stata profondamente allergica alle etichette (traduttore letterario, traduttore tecnico, traduttore scientifico…) e ho fatto di tutto per evitare di ritrovarmene qualcuna attaccata addosso.
La formazione musicale (sono stata allieva di Alberto Mozzati) e umanistica (Liceo Manzoni a Milano; ho avuto il privilegio di avere tra i miei docenti Quirino Principe – indimenticabile professore di Lettere, ma soprattutto maestro di libertà intellettuale) ha rappresentato per me un bagaglio prezioso per affrontare i testi scientifici di cui mi sono occupata; quanto ai romanzi che ho tradotto, mi sono stati utilissimi per esplorare registri e modalità di scrittura che continuo a utilizzare, quando se ne presenta l’occasione, nel tradurre divulgazione e saggistica scientifica. Ha ragione Nabokov: «Non esiste scienza senza fantasia, né arte senza fatti.»
Ecco alcuni dei titoli da me tradotti (per l’elenco più o meno completo, vedi qui): O. Sacks, Emicrania, Adelphi 1992; Un antropologo su Marte, ibidem 1995; L’isola dei senza colore, ibidem 1997; Zio Tungsteno, ibidem 2002; Musicofilia, ibidem 2008, L’occhio della mente, ibidem 2011. S.J. Gould, «Integrazione e adattamento (struttura e funzione) nell’ontogenesi e nella filogenesi: vincoli storici ed evoluzione dello sviluppo», in La struttura della teoria evolutiva, Codice Edizioni 2003; I Have Landed, ibidem 2009. M. Livio, La bellezza imperfetta del cosmo, Utet Libreria 2003. H. Gardner, Il bambino come artista, Anabasi 1993; Intelligenze multiple, ibidem 1994; L’educazione delle intelligenze multiple, ibidem 1995. J.D. Barrow, Impossibilità, Rizzoli 1999. N. Tinbergen, Lo studio dell’istinto, Adelphi 1994. F. Crick, La scienza e l’anima, Rizzoli 1994. A. Damasio, Alla ricerca di Spinoza, Adelphi 2003; Il sé viene alla mente, ibidem 2012. J. Watson, DNA, Adelphi 2004. Matt Ridley, Il gene agile, Adelphi 2005. C. Darwin, Taccuini, Laterza, Roma-Bari 2008; L’origine delle specie: abbozzo del 1842; Lettere 1844-1858; Comunicazione del 1858; Einaudi, Torino 2009. La Giuria del «Premio Città di Monselice per la Traduzione Scientifica» ha ritenuto di segnalare il mio lavoro di traduttrice scientifica negli anni 2002, 2003, 2008 e 2012.
Con il passare del tempo ho acquisito anche una considerevole esperienza didattica – alcune migliaia di ore di insegnamento – maturata in contesti diversi: presso l’Istituto per Interpreti e Traduttori di Milano (laurea specialistica in traduzione); presso l’Università Statale di Milano (corso di laurea in Mediazione Linguistica e Culturale; e corso di laurea magistrale in Lingue e Culture per la Comunicazione e la Cooperazione Internazionale); nell’ambito di iniziative private da me ideate e realizzate, dalla fase di progettazione alla conduzione in aula e, dal 2011, alla realizzazione online (vedi la pagina «Risorse» e «I corsi»).
In questo momento sto collaborando a un progetto di grande interesse con il consorzio ICoN (Università di Pisa e Genova): un Master in Traduzione Specialistica, erogato interamente online, per il quale insegno Traduzione specialistica nel dominio di «Bio-medicina e Discipline del Farmaco»; nel contesto di questo master ho insegnato anche, negli anni scorsi, «Metodologia della traduzione» e «Scrittura in lingua madre».
Ho sempre creduto che quando si acquisisce un’abilità in qualcosa, per piccola e insignificante che possa essere, si abbia comunque una sorta di dovere morale di condividerla. Non saprei dire se alla base di questa convinzione ci sia una forma di generosità o di egoismo. Sicuramente, nel desiderio di trasmettere ai giovani i ferri del mestiere c’è, da parte mia, un desiderio di continuità. Forse, la molla che spinge la gente a insegnare è simile alla molla che la spinge a mettere al mondo dei figli (con la sostanziale differenza che i figli snobbano i consigli dei genitori, dando per scontato che siano spazzatura giurassica, mentre gli allievi – almeno a volte – li ascoltano e se ne servono, regalandoti immense soddisfazioni…).
Chi desiderasse avere un quadro più dettagliato – e un po’ più formale – delle mie attività professionali (come traduttrice e come docente) può visitare questa pagina. Qui desidero completare questa autopresentazione accennando ad alcuni tratti di me che non hanno a che fare direttamente con la traduzione (la quale tuttavia, cortesemente invitata a uscire dalla porta, rientra sempre dalla finestra…).
Vivo in campagna, amo il silenzio, non guido l’auto, mi piace camminare. I viaggi a piedi, da sola, mi aiutano a pensare e a dare corpo alle idee.
Detesto il rumore e la puzza delle città. Sono attratta dal mare d’inverno e dal deserto. Una spiaggia affollata a Ferragosto è la mia personale immagine dell’Inferno. Amo la Toscana, che considero la mia terra. La mia casa è sempre aperta.
Mi piace – e ammiro – il lavoro manuale: vorrei saper fabbricare un tavolo o una sedia. So ricamare e sono una buona cuoca. Mi piace cucinare per gli amici, per i figli e per gli amici dei figli. Mi piace trasformare le cose, modificare le ricette, sperimentare variazioni sul tema.
Anni fa ho tradotto (… ci risiamo!) un bellissimo libro di Adam Gopnik; parlando della sua attrazione per la cucina e per i cuochi, ha scritto queste righe, e io traducendole le ho sentite estremamente vere e vicine a me:
«… alla ricerca di un legame occulto fra cucina e scrittura, mi ero lasciato sfuggire quello più ovvio. Sono entrambe subordinate alla conversazione. Ciò che unisce cuochi e scrittori è che il loro lavoro dipende dal fiume dei discorsi che si dipanano attorno a un tavolo. Chi cucina lo fa per mettere qualcosa nel piatto; chi scrive lo fa per conservare qualcosa che si è detto davanti a un piatto. Se a me piace stare in compagnia dei cuochi […] è perché mi piacciono le occasioni di conversazione che essi creano.» [I corsivi sono miei.]